Situato allo sbocco della Valle dell’Adige, in una posizione strategica di estrema importanza sin dall’antichità, Bussolengo ha conosciuto il passaggio di popolazioni già nelle Età del Rame e del Bronzo. Dopo il ritrovamento di reperti in bronzo con iscrizioni in “alfabeto di Bolzano”, si suppone che, oltre a Euganei e Veneti, anche i Reti abbiano transitato nel territorio, con ogni probabilità conosciuto anche dai Celti. L’origine del nome risalirebbe all’epoca romana: “Buxumlongum”, secondo la tradizione, significava, per l’Impero, un territorio allungato sul corso del fiume, ricco di alberi di bosso, ma si tratta di una delle ipotesi ancora in discussione. Secondo altre fonti il toponimo è nato con la discesa nell’attuale Veneto di popolazioni germaniche, che avrebbero chiamato il territorio “Gussinlingus”, dal nome personale longobardo Gauzilo. Una vecchia ipotesi vuole che sia stato proprio il territorio bussolenghese (nell’odierna Ca’ di Capri) il teatro dell’ultimo, epico scontro fra Roma e i Cimbri scesi dalla Danimarca. Nel 101 a. C., invasa dagli Unni, la cittadina conosce anche il sanguinoso passaggio di Franchi e Ungheri. Proprio in seguito all’invasione di questi ultimi, Re Berengario avrebbe fatto costruire, nell’899, un castello che dominava l’Adige, nel punto dove ora sorge l’ospedale Orlandi. Di un castello si parla anche nel 953 d.C., quando Bussolengo era sotto l’influenza germanica, e in epoche successive, contribuendo così alla nascita di un’altra affascinante leggenda che sembra volere per sempre rimanere avvolta nel mistero. Dopo il Mille, il paese continua a crescere e a beneficiare dell’ottima posizione geografica: esattamente a metà strada fra la città e il lago, riparato dalle montagne e punto di collegamento fra il Nordeuropa e la pianura padana. Diventa possedimento degli Scaligeri e dei Visconti, questi ultimi includono il paese nella Fondazione della Gardesana. Nel XV secolo la breve dominazione carrarese, poi il territorio passa a Venezia, che ordina la costruzione di una roccaforte per controllare i traffici di merci. L’economia bussolenghese conosce in questo periodo un ulteriore sviluppo, la viabilità è notevolmente migliorata e viene istituita l’importante Fiera del Bestiame. Nel 1630 Bussolengo conosce il suo periodo più buio in seguito al saccheggio dei Lanzichenecchi si diffonde la peste; la popolazione da 1827 abitanti scende a 827. Gli unici ad avere libertà di muoversi sono dei medici protetti da tuniche, guanti e maschere di cuoio, e si racconta che l’intero paese venne chiuso da cancelli, conservati in vicolo Santa Marta fino al XIX secolo. Risale al 1711 il fatto più celebre del paese, si parla ancora di un’epidemia ma questa volta, come per una sorta di rivincita, tutto si risolve con esiti positivi: i capi di bestiame rischiano di essere colpiti da una malattia che, importata dalla Dalmazia, imperversava nel circondario da due anni. Le stalle di Bussolengo rimangono indenni e l’epidemia ha termine il giorno di San Valentino, al quale gli abitanti saranno per sempre devoti. San Valentino diventa il santo patrono del paese e la settimana a ridosso di tale festività (14 febbraio) viene svolta l’annuale grande fiera del paese. La metà del secolo registra tuttavia una forte decadenza e l’economia bussolenghese riesce a riprendersi solo quando i mantovani decidono di sfruttare il lago come via di comunicazione per il Tirolo. Nel 1797 le sorti di Bussolengo sono strettamente legate al crollo della millenaria Repubblica di Venezia, invasa dai napoleonici. Segue la breve dominazione francese (nel 1801 la pace di Luneville taglia in due il territorio veronese, Bussolengo appartiene alla Repubblica Cisalpina, la vicina Pescantina è austriaca), poi il governo degli Asburgo. Un’importante battaglia si svolge nei pressi del paese nel 1848 (Battaglia di Pastrengo), fra le truppe austriache e quelle di Vittorio Emanuele. Nel 1866, l’annessione al Regno d’Italia.